Lo scheletro di un cavallo e un mosaico: affiorano a Ostia curiose testimonianze
Lo scheletro di un cavallo in una delle vie più trafficate e un pavimento a mosaico in un angolo di una grande piazza. Sono due i ritrovamenti inconsueti fatti a Ostia nelle ultime ore: un po’ ovunque si lavora alla posa dei cavi per le comunicazioni con fibra ottica e le sorprese del suolo non mancano.
I lavori per la posa dei cavi per le comunicazioni con fibra portano alla luce due ritrovamenti. Escluso per entrambi che possano appartenere ad epoche remote
Il ritrovamento più inconsueto è avvenuto in via delle Baleniere, in un cantiere a ridosso del marciapiedi quasi a ridosso con l’incrocio con via delle Gondole. Gli operai della ditta per la posa dei cavi, lavorando con il braccio meccanico hanno trovato alcune ossa e si sono affrettati a far intervenire sul posto l’archeologa della Soprintendenza di Ostia.
Si tratta dello scheletro di un cavallo sepolto a circa 120 cm dal piano stradale. I resti non mostrano paramenti né militari né per il lavoro sui campi che possano in qualche facilitare la datazione del reperto. Ad una prima valutazione dell’archeologa le ossa sembrerebbero “usurate dall’azione della sabbia” ma è improbabile che possano essere antecedenti all’epoca della Bonifica ostiense, avvenuta nella seconda metà dell’Ottocento. Solo un esame più approfondito potrà consentirne una datazione più precisa ma si ritiene che sia stato sepolto dal proprietario o che sia morto e poi sommerso dalle sabbie prima dell’urbanizzazione di Ostia.
E’ singolare il fatto che di fianco e sopra lo scheletro corrano altri cavi e condotte di servizio e che finora non si sia notata quella presenza.
L’altra sorpresa è venuta alla luce sempre durante scavi per la posa della fibra in viale Repubbliche Marinare, una strada che sappiamo decentrata verso Ponente e estesa come una piazza. In quel caso il reperto venuto alla luce è un pavimento a mosaico di buona fattura. Anche in questo caso si esclude che possa essere appartenuto ad una costruzione antecedente alla seconda metà dell’Ottocento. Si ipotizza, infatti, che quel mosaico sia il decoro di una villa dell’epoca fascista di proprietà di un personaggio facoltoso o appartenente all’élite politica.
Va ricordato che antecedentemente al 1557, esattamente al 15 settembre quando un nubifragio gonfiò il Tevere in un’onda di piena che prolungò la linea di costa di circa un km, sia nell’attuale via delle Baleniere che in via delle Repubbliche marinare, verosimilmente c’erano ancora il mare o comunque una serie di dune sabbiose inospitali. Prima di quella data Tor Boacciana, dove si trova il ponte della Scafa, era la costruzione più avanzata della costa.
Solo dopo la costruzione di Tor San Michele (1568), come documenta il ricercatore Giovanni Mustazzolu, la foce del Tevere si animò di qualche contadino nella zona a ridosso della foce del Tevere. Nel 1885 iniziò la bonifica dalle paludi di Ostia Antica e, finalmente, nel 1907 una strada sterrata collegò l’entroterra al mare dove vennero impiantati lo chalet Bazzini e lo chalet Annibali.